Abbiamo incontrato, al Campus di Ematologia Franco e Piera Cutino, all’interno dell’Ospedale “Cervello” di Palermo, Rosario Di Maggio, per conoscerlo meglio e capire la sua attività per l’Anemia Falciforme
Dottor Di Maggio, intanto benvenuto al Campus. Lei è molto giovane. Potrebbe parlarci del suo percorso formativo?
La ringrazio per il benvenuto. Sono un medico ematologo di 31 anni. Ho appena iniziato a lavorare al Campus per occuparmi di pazienti talassemici, con Anemia Falciforme e altre emoglobinopatie rare. La strada che mi ha portato qui è stata lunga ed inaspettata.
Sono nato a Palermo ed è qui che ho iniziato e concluso tutto il mio percorso formativo. Dopo gli studi classici terminati col massimo dei voti ho sostenuto e superato gli esami di ammissione alla Facoltà di Medicina e Chirurgia di Palermo nel 2002.
Come tutti i giovani futuri medici appena entrati all’università, all’inizio non hai idee molto chiare su cosa significhi realmente fare il medico. Soprattutto non hai idea di cosa significhi studiare medicina, convinto che riceverai il tuo camice bianco e lo stetoscopio (che i tuoi genitori orgogliosamente ti regalano il giorno in cui appendono le graduatorie) fin dal primo giorno per iniziare a salvare vite umane. La verità è ben diversa. Entri a Medicina e per tre anni annulli completamente te stesso per studiare chimica, anatomia, biologia, fisiologia, dimenticando cosa significa avere una vita sociale, e cosa siano le vacanze o gli amici. E i pazienti e i camici bianchi li vedi solo in tv.
Quando ha capito che avrebbe fatto l’ematologo ?
Solo dal quarto anno iniziano le materie cliniche ed è allora che hai una folgorazione su quale specializzazione farai da grande per ogni materia che studi. E in altri tre lunghi anni di “future specializzazioni” ne cambi parecchie: “faro’ il cardiochirurgo, no il pediatra, forse il cardiologo, sicuramente l’oncologo”. Finche’ un giorno apri il libro di ematologia e leggi di leucemie e linfomi e senza neanche saperlo capisci che hai trovato la tua strada.
Se devo essere sincero alla Talassemia e tantomeno all’Anemia falciforme non ci pensavo proprio. Sono entrato nel reparto di Ematologia del Policlinico di Palermo come “studente interno” tra il quarto ed il quinto anno di università e non l’ho più abbandonato per i successivi sette anni, facendo di quel posto la mia amata e odiata casa.
Per i primi anni mi sono occupato di malattie mieloproliferative e Leucemie Mieloidi Croniche ed è su quest’ultima che ho preparato e discusso la mia tesi di Laurea nel luglio 2008 dopo quasi sei anni ottenendo la tanto desiderata laurea con pieni voti e lode. Sono diventato specializzando in ematologia nel luglio 2009. Cinque lunghissimi anni fatti di giorni e notti trascorsi in reparto senza mai staccare il pensiero dai “tuoi pazienti” neanche quando sei a casa.
Traspare tanta passione e coinvolgimento nel suo percorso formativo sui banchi dell’università, prima e in Reparto, dopo. Ma sin ora non ci ha parlato per nulla del suo interesse per la Talassemia. Ci dica, come nasce?
L’incontro con la talassemia è avvenuto per caso. All’inizio del quarto anno, nel novembre 2011, durante le periodiche rotazioni che devi fare nei tuoi anni, sono arrivato all’Edificio F reparto di Ematologia II dell’Ospedale Cervello diretto dal Prof. Aurelio Maggio per studiare Talassemie, di cui sapevo, ammetto senza problemi, ben poco.
E qui ho scoperto un mondo lontano dall’onco-ematologia che tanto amavo, ma altrettanto vasto e interessante. E settimana dopo settimana, (non è stato amore a prima vista) ho scoperto che quelle malattie diventavano sempre più affascinanti. Quelle emoglobine cosi strane, Beta plus, HbS, Beta zero, Lepore, pazienti malati, soggetti portatori, iniziano a farsi strada nei miei interessi e prendere un posto sempre più ampio. Il tirocinio ufficiale all’Ematologia II è durato solo sei mesi, ma in realtà non è più finito. Nei successivi anni di specializzazione, terminato le ore di lavoro al Policlinico sono iniziati i pomeriggi all’”Edificio F” per continuare a studiare e fare ricerca clinica. Finche’ un giorno il Prof. Maggio, mi ha chiesto se fossi realmente interessato a proseguire in questa strada con loro, e se volessi fare un “ulteriore passo in avanti”. Cosi’, nel giro di pochi mesi (in verita’ i mesi sono stati tanti quasi 13 per via della burocrazia) nel settembre 2013 sono approdato al National Institute of Health, Bethesda, Maryland, uno dei piu’ grandi istituti di ricerca al mondo, per studiare pazienti con Anemie Falciformi e soprattutto imparare quanto piu’ possibile sui trapianti di cellule staminali su questa categoria di pazienti.
Una tappa molto importante per la sua formazione professionale e umana. Com’è andata negli Stati Uniti?
Per un anno ho avuto la fortuna di lavorare per il Dr. John Tisdale, e il suo team, Dr Matthew Hsieh e Dr.ssa Courtney Fitzhugh, pionieri in questi tipo di trapianti, i cui risultati sono stati pubblicati in riviste come il New England Journal of Medicine.
Trapianti che utilizzano regimi di condizionamento non mieloablativi, (gli adulti con anemia falciformi hanno spesso danni d’organi troppo avanzati per poter sopportare i classici regimi mieloablativi) che sfruttano il fenomeno del mixed chimerism (coesistenza di cellule del donatore e del ricevente) e altri paroloni molto difficili per permettere al paziente di eradicare la malattia ed iniziare una vita in cui le crisi vaso-occlusive, le osteonecrosi, le acute chest syndromes che per anni li hanno tormentati diventano solo un ricordo. Un lavoro molto lungo e certo non facile, ma entusiasmante.
Il suo obiettivo al Campus in cosa consiste?
Dopo un anno americano, con una breve parentesi in Italia per terminare la Specializzazione, torno per iniziare una nuova avventura al Campus. La speranza è di apportare tutto il bagaglio acquisito e avviare le procedure trapiantologiche sui “nostri pazienti”, sperando di ottenere gli stessi risultati visti negli Stati Uniti.
Un obiettivo impegnativo ma molto importante quello a cui è chiamato?
Sarà un lavoro lungo e faticoso, ma spero di poter dare il mio contributo. Forse non li puoi salvare tutti, ma se già puoi migliorare la vita di qualcuno, o perlomeno provarci, è già un gran risultato.
Auguriamo al dottor Di Maggio buon lavoro con l’auspicio che gli obiettivi così importanti che si è dato possano essere raggiunti. Sarebbe un grande traguardo per tutti i pazienti e per le attività cliniche del Campus di Ematologia e per l’Associazione Piera Cutino Onlus.