Sono colpito dalla positività di M, nulla sembra scalfirla. Accetta di buon grado gli innumerevoli tentativi delle infermiere attente a trovare un accesso venoso, ma alla fine è lei a indicare quale vena prendere, perché “lei conosce le sue vene”, fa l’aspirato in sedazione e dice: “io non capisco perché sedarmi, posso farlo anche senza”; parla con il medico, si fa visitare, dimostra un temperamento forte e sicuro!
M. è consapevole che il trapianto le è costato molti sacrifici, più pesanti di quelli che aveva immaginato, a tratti piange inconsolabile, ma alla fine risponde: “Sono felice di averlo fatto e se un giorno avrò la possibilità di rifarlo per guarire definitivamente: io sarò prontissima!”
Il resto dei giorni è fatto di pioggia (tanta, troppa e, a detta di M., puzzolente) e giri per NY, abbiamo camminato tanto e M. è consapevole che le necessiterà una nuova trasfusione appena rientrati a casa. Dopo aver concluso tutto siamo pronti per tornare a casa e io pronto per ripartire tra pochi giorni con un altro paziente: G.
A presto!