
Abbiamo già presentato la terapia innovativa CAR-T attivata anche al Presidio Ospedaliero “Cervello” di Palermo grazie alla collaborazione tra la Fondazione “Franco e Piera Cutino” e l’AIL Palermo.
Per approfondire questo argomento, pubblichiamo un estratto dell’intervista che abbiamo realizzato alla dottoressa Caterina Patti dell’Ematologia ad indirizzo oncologico degli Ospedali Riuniti “Villa Sofia Cervello”.
Qui invece l’intera video intervista
Dottoressa Patti esiste un paziente ideale per questa terapia innovativa?
“In realtà non esiste un paziente ideale perché sono necessarie delle caratteristiche ben precise per poter accedere a questo trattamento, altrimenti il farmaco non viene autorizzato. Intanto, attualmente l’indicazione per questo trattamento lo si ha per i pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule che sia recidivato, dopo almeno due linee di trattamento, e deve essere resistente alla terapia convenzionale. L’età dei pazienti oscilla tra i 18 e i 70 anni, quindi possono accedere anche pazienti anziani, purché abbiano una riserva d’organo ottimale, cioè devono avere una buona funzionalità epatica, renale, polmonare e midollare.
Allo stesso tempo, non devono avere infezioni in atto e non devono aver fatto precedentemente un trapianto allogenico e non devono avere localizzazione al sistema nervoso centrale. Quindi, sostanzialmente, sono pazienti che devono avere buone condizioni generali, ma una malattia refrattaria ad almeno due linee di terapia precedenti.
Questo paziente generalmente ha una sopravvivenza mediana – se trattato con terapie convenzionali – di circa sei mesi, mentre con questa terapia innovativa possiamo garantire una cura, in una buona percentuale pazienti. Tant’è vero che, se osserviamo la curva di sopravvivenza di questa categoria di pazienti trattati con Car-T, cominciamo a vedere un plateau di circa il 40% dei casi che indica che il paziente può sopravvivere a lungo termine. Quindi c’è una probabilità di cura per pazienti che invece, prima di questa disponibilità, non avevano alcuna possibilità di sopravvivenza a lungo termine. Una categoria di pazienti che può accedere a questa terapia è quella dei pazienti con leucemia linfoblastica acuta le cui caratteristiche sostanzialmente sono le stesse di quelle appena elencate in termini di refrattarietà a due linee di trattamento e buona funzionalità d’organo. In questo caso, però, l’indicazione vale per pazienti di età inferiore o uguale a venticinque anni. Questo è il range di età dove più frequentemente riscontriamo leucemie acute, però se ci troviamo di fronte a un paziente di ventisei anni di età, purtroppo, non c’è più l’indicazione. Per questo dicevo che non esiste un paziente ideale, ma solo caratteristiche abbastanza restringenti richieste dall’Agenzia italiana del farmaco (AIFA).”